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venerdì 20 luglio 2018

I LUOGHI DI LIVORNO: L'ACQUEDOTTO LEOPOLDINO


L'Acquedotto Leopoldino, noto anche con il nome di acquedotto di Colognole o Acquedotto Lorenese, è stato il principale rifornimento idrico della città di Livorno dal 1816 al 1912 ed è stato realizzato per volere dei Lorena, sotto la direzione di vari architetti, tra cui Pasquale Poccianti che ha dato il contributo più notevole all'opera.
Malgrado sia stato avviato sotto Ferdinando III di Lorena, fu concluso da Loepoldo II con la realizzazione delle opere destinate alla distruzione, depurazione ed accumulo delle acque. Per questo motivo è noto come Acquedotto Leopoldino.
Dagli anni settanta del Novecento l'acquedotto alimenta direttamente solo le località di Parrana San Giusto e Parrana San Martino (frazioni del Comune di Collesalvetti) e della Valle Benedetta (frazione del Comune di Livorno).
Il notevole incremento della popolazione di Livorno nel corso del 1700, unito al crescente bisogno d'acque del suo porto, rese necessaria la costruzione di un nuovo acquedotto, in sostituzione delle antiche condotte seicentesche realizzate sotto il granduca Ferdinando I de' Medici.
Fu Pietro Leopoldo, alla fine del XVIII secolo, ad avviare i primi studi sulle sorgenti presenti nel territorio livornese. Alla ore del fratello Giuseppe il granduca fu richiamato a Vienna per essere incoronato imperatore austriaco, lasciando il trono della Toscana al figlio Ferdinando.
Il 7 novembre 1792 il granduca Ferdinando III, approvando il progetto di Giuseppe Salvetti, decretò l'inizio dei lavori per il nuovo acquedotto. Il lavori iniziarono nel 1793 ma furono interrotti nel 1799 a causa della more di Salvetti e del successivo passaggio della Toscana sotto la dominazione borbonica.
I lavori vennero ripresi nel 1806 quando, la Regina d'Etruria Maria Luisa, approvò una relazione dell'architetto Riccardo Calocchieri che mirava a concludere l'opera nella forma più conveniente ed affidando la direzione dei lavori all'ingegner Raniero Zocchi.
Nel 1809, in epoca napoleonica, l'opera passò nuovamente di mano, sotto la diretta gestione della comunità: il maire di Livorno ne decise l'affidamento all'architetto comunale Pasquale Poccianti, che è rimasto alla cronaca come il principale autore dell'acquedotto.
Caduto Napoleone e restaurata la dinastia lorenese sul trono del Granducato di Toscana, il 30 maggio 1816 le acque sorgive provenienti da Colognole raggiunsero la fonte della Pina d'Oro, nel Borgo Reale, a Livorno. L'acquedotto però non poteva dirsi completato così, sotto il granducato di Leopoldo II, il principale artefice delle più importanti opere pubbliche della Toscana, fu istituita una commissione per il compimento e la manutenzione dell'acquedotto di Colognole.
Nel 1827 Poccianti delineò le principali opere per la distribuzione, accumulo e depurazione delle acque. Alla relazione erano collegate le tavole con i progetti di alcuni importanti serbatoi che dovevano purificare l'acqua lungo il percorso, garantendone un'adeguata distribuzione:

  • la CISTERNA DELLA CESTALLACCIA (mai realizzata);
  • la CISTERNA DI PIAN DI ROTA (successivamente distaccata dalla rete idrica);
  • la GRAN CONSERVA o CISTERNONE (ancora oggi in funzione);
  • il CISTERNINO DI CITTA' (mai entrato in funzione)

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